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Jiao Bei comunicare con gli Dei.

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TTaoismo, taoismo, Tao, Daoismo, daoismo, Dao, yin yang, wu xing, bagua. La Chiesa Taoista d'Italia promuove il Taoismo (Daoismo) seguendo il Tao (Dao), per i taoisti.

Jiào bēi 筊杯


Il Daoismo non è una religione come le altre nel senso che non ha avuto un unico fondatore dal cui insegnamento si sia poi sviluppata e strutturata.

È una arte/scienza del divino, risultato di una lunga evoluzione del “fatto religioso” di un popolo.

A mio avviso, è l’unica religione democratica,  popolare e pragmatica, che la civiltà umana abbia mai prodotto, poiché al centro della sua riflessione c’è sempre la persona, intesa soprattutto dal punto di vista antropologico.

In essa, come infiniti rivoli d’acqua verso un fiume, sono confluite, tra l’altro, tradizioni e conoscenze che provengono direttamente dalla diretta esperienza del Divino da parte degli antichi sciamani.

Infatti ancora oggi, praticamente in ogni tempio Daoista, si ritrovano “strumenti”  che  potremmo definire di tipo divinatorio piuttosto che religiosi, a testimoniare l’eterno bisogno dell’uomo di avere un contatto diretto e personale con il divino e comunicare con esso.
Quando un fedele di un’altra religione eleva la sua preghiera-petizione, in realtà non sa se la divinità l’ha accettata o rifiutata.
Tecnicamente c’è solo una “informazione” da parte del fedele ma non certo una “comunicazione” tra lui e  la divinità.
È come scrivere una lettera. Non puoi sapere se e quando il destinatario la riceverà e comunque trascorrerà del tempo prima di conoscere la risposta. Sempre che il destinatario decida di inviarla.

Invece l’uso di questi antichi strumenti equivale ad inviare un sms con l’avviso di ricezione e la subitanea risposta del destinatario.
Ovviamente la comunicazione e la risposta saranno semplice ma  chiare.

Il jiào bēi 筊杯 è uno di questi  Fǎqì 法器, strumenti rituali.

Esso è composto di due parti in legno, a forma di mezzaluna, di solito dipinti di rosso.
Un lato è piatto, Yang, ( +, si)  mentre l’altro, convesso, rappresenta lo Yin (-, no).

Ecco come si usa.

Il fedele, innanzitutto purifica il jiào bēi passandolo tre volte sul bruciatore d’incenso dell’altare.
Poi, tenendolo fra le mani, si inginocchia e si presenta alla divinità dicendo, mentalmente o verbalmente, il suo nome e cognome, la sua data di nascita, l’indirizzo ed eventualmente la sua discendenza da una genealogia Daoista.

Dopodiché lo solleva con entrambe le mani, oltre il capo, formula la sua domanda e lo lascia cadere sul pavimento.

Ci possono essere solo 3 disposizioni:

( + -)  Shèngjiào 聖筊 , la risposta divina: un lato è Yang e l’altro Yin formando il Taiji, simbolo dell’armonia universale.
                                 Gli Dei ritengono sensata la preghiera e la accolgono.

(+ +)  Xiàojiào  笑筊, la risposta della derisione: entrambi i lati Yang sono sul pavimento.
                                 Gli Dei ridono della domanda senza senso o troppo legata al desiderio di dominio della realtà oppure perché abbiamo già la risposta quindi
                                 è inutile chiederla a loro che per questo si sentono presi in giro.

(- - )  Nùjiào 伏筶 (risposta arrabbiata): entrambi i lati Yin sono giù.
                                Gli Dei sono arrabbiati con il richiedente.

A dir la verità, esiste una quarta opzione ma che, personalmente, non ho mai visto.
Viene detta Lìjiǎo 立筊, risposta eretta. Una o entrambi le parti rimangono in equilibrio sul taglio. In questo caso il lancio viene ritenuto nullo.

L’operazione viene ripetuta tre volte.
Se tutti i lanci danno lo stesso risultato, la risposta è inequivocabile.
Tutte le altre combinazioni vengono interpretati secondo il modello degli Otto Trigrammi, Bā guà 八卦, base dell’ Yìjīng 易經, il Canone dei Mutamenti.
Ma questa è un’altra storia…


Note

A prima vista questa pratica può apparire “folkloristica” agli occhi di un occidentale ma è una via di conoscenza da prendere molto sul serio perché sconfina nel mondo degli archetipi e della simbologia. Il cuore ed il linguaggio del subconscio umano.



 
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